Amici della
Musica
Viareggio
Versilia

La storia

Il 12 febbraio 1973, la giovanissima Associazione Culturale Amici della Musica, inaugura il suo primo anno sociale, con un concerto di pianoforte. Al Grand Hotel Royal di Viareggio si esibisce il trentatreenne pianista di Bari, Giuseppe Scotese, portando in repertorio anche una sonata di Giovan Battista Piatti, di cui ha curato la revisione pianistica.
È il battesimo dell'Associazione, istituita appena sette mesi prima, il 1° luglio 1972, non sulle rovine, ma sulle salde radici del Cam, il Circolo Amici della Musica, del quale è il recente virgulto. L'atto costitutivo è stato firmato da un intrepido manipolo (lo stesso del Cam), per promuovere la conoscenza e la diffusione della cultura musicale coi crismi di una investitura giuridica. I fondatori Elisabetta Urbano, Marcello Ricci, Fulvio Gridelli, Lia Susini, Matilde Merigo, Boris Giannaccini, Giacomo Pisani, Leila Luisi, Renato Trivella, Enrico Boscaglia e Aldo Fontana, sono pure i componenti del primo consiglio direttivo, ai quali si aggiungono Giovanni Ciuffreda, Pier Luigi Ferrara e Renzo Barsotti.
La presidenza di Fontana, garantisce la legittima discendenza del nuovo sodalizio, dall'antenato Cam. Il Circolo predecessore, si era affacciato sulla scena viareggina, tredici anni prima, esattamente l'1l gennaio 1959. All'epoca si trattava di un evento, in quanto veniva restituita ai viareggini, la possibilità di ascoltare musica classica dal vivo, dopo una interruzione di alcuni anni, ossia dal 1955, l'anno in cui l'Azienda Autonoma Riviera Versilia, aveva deciso di troncare l'attività musicale, che per due anni l'aveva sostenuta, insieme alla Società Puccini.

Nell'avventura, il Cam, a dispetto degli scettici, si gettò a capofitto. Le dieci stagioni consecutive, furono celebrate nel 1968, con comprensibile orgoglio, e con la consapevolezza di avere portato a Viareggio artisti celebri e sorprendenti rivelazioni. Così, ad esempio fu definito il ventenne violoncellista Franco Maggio-Ormezowsky, incluso nel primo cartellone dei concerti e tornato successivamente.
Di quelle pionieristiche annate, sono rimaste memorie incancellabili per la vita culturale cittadina. Nella galleria degli interpreti chiamati dal Cam, va sottolineata la ripetuta presenza della pianista fiorentina Omelia Puliti Santoliquido, in trio col violinista viareggino Arrigo Pelliccia e il violoncellista di origine russa Massimo Amfìtheatrof. I tre musicisti, insieme al violista Franco Antonioni, fecero parte del Quartetto di Roma, del quale il Cd riproduce la performance viareggina del 3 giugno 1963. Nei cartelloni del Cam, figurarono anche il compositore Enzo Borlenghi con lavori propri e una lussureggiante schiera di pianisti. Tra questi ricordiamo Nicolai Orlov, il trentenne Sergio Perticaroli vincitore del concorso Busoni 1952, e Giuseppe Postiglione «destinato a brillante avvenire, se un banale incidente non ne avesse tragicamente troncata la vita preziosa», come scrisse il critico Guido Marotti, tutti nel cartellone del I960. E ancora il ventenne Dino Ciani nel 1961, il trentenne italo-francese Aldo Ciccolini e Paul Baumgartner nel 1963, Arturo Benedetti Michelangeli nel 1964, Maria Tipo nel 1965, Nikita Magaloff e Arthur Rubinstein nel 1967, il ventisettenne Maurizio Pollini nel 1969, Joerg Demus nel 1972 e Bruno Canino nel 1976. Nel 1963 si esibì il ventiduenne violinista Salvatore Accardo, nel 1968 esordì a Viareggio il Quartetto Italiano e nel 1972 Severino Gazzelloni.
L'alto livello artistico raggiunto, fece da sprone agli ardimentosi del Cam, che decisero di continuare l'attività assumendo, per stare al passo coi tempi che cambiavano, una fisionomia associativa regolamentata da norme statutarie, indispensabile, tra l'altro, per richiedere contributi. Perciò il 1° luglio 1972, il Cam voltò pagina. Il cambiamento, però, apparve soltanto formale, perché le Stagioni continuarono a susseguirsi e le glorie del concertismo pure. Oltre alla cadenza primaverile, furono impegnati anche altri periodi dell'anno, con una rassegna dedicata alle giovani leve. Finché sul finire degli anni Settanta, arrivarono le prime avvisaglie che divennero preludio alla sospensione dell'attività dal 1982 al 1985.

Rimase, tuttavia, un fuoco sotto le ceneri e la ripresa fu faticosa, ma non impossibile. Tanto che gli "Amici" rialzarono la testa, con confortanti prospettive. Riuscirono di nuovo a ingaggiare musicisti di calibro, come la pianista russa Tatiana Nicolaeva, che tenne un eccezionale e memorabile concerto, nel 1987. Purtroppo più che la rinascita, si prospettò per l'Associazione, un quinquennio di eroiche battaglie per la sopravvivenza. Nel 1990, le casse dissanguate, consigliarono la chiusura dell'attività e per nove anni sugli Amici della Musica, calò il silenzio con grande rimpianto dei loro affezionati seguaci.
Il ritorno alla programmazione concertistica, è avvenuto due Stagioni fa. Il consiglio direttivo formato da Giovanni Ciuffreda presidente onorario, Riccardo Lippi presidente, Francesca Boem, Laura Caselli, Daniele Ridolfi e Chiara Venturi, si è subito imposto con un intenso cartellone, introducendo tre sostanziali novità:
- i concerti-aperitivo, che hanno dato alla Stagione tradizionale una pulsazione di piccolo e succoso festival primaverile.
- le conferenze su argomenti musicali, divulgative e complementari alle esecuzioni.
- l'inizio del cartellone in coincidenza con l'8 marzo, la Festa della Donna, che ha confezionato una occasione per allestire un concerto con musiche di compositrici, esplorando, in tal modo, una interessante produzione tuttora in ombra.
Ma a ben considerare, non è tutto. Aggiungiamo una osservazione. L'Associazione Amici della Musica non è formata soltanto da appassionati. Ne fanno parte musicisti di valore, che per nostra fortuna, amano anche gli autori contemporanei. E grazie a questa loro predilezione, che le pagine più recenti della letteratura musicale, si sono incontrate in tranquilla e, speriamo, stabile convivenza, coi repertori più consumati nelle sale da concerto.

L'Associazione ha chiuso i battenti il 30 settembre 2021.


Testo a cura di Lisa Domenici (2000)